Come noto, salvo le parentesi di pochi giorni durante il periodo festivo, a tutti i ristoratori e gestori di bar e pub dell’Emilia Romagna non è attualmente consentito accogliere e servire i clienti all’interno dei propri locali, a causa delle misure emergenziali varate dal governo per contenere la diffusione della pandemia.
Con la sua ultima ordinanza il Ministro della Salute ha confermato, per la nostra Regione, la c.d. “zona arancione”: ciò significa, per quel che qui interessa, che ristoranti e bar potranno rimanere aperti esclusivamente per le consegne a domicilio e l’asporto.
Ma alcuni gestori non ci stanno più: al grido (o meglio, all’hashtag) di battaglia di #ioapro, ecco che, provati dalle perdite economiche subite a causa delle restrizioni, decidono di violare il DPCM e di tenere aperto, con tanto di servizio ai tavoli e/o consumazione degli aperitivi in prossimità dei locali. Il tutto nel rispetto, comunque, delle misure di sicurezza che sarebbero previste qualora si rientrasse nella fascia di rischio più basso.
Se è chiaro a tutti che tale comportamento espone il ristoratore al rischio di sanzioni, che vanno dalla multa alla chiusura forzata per qualche giorno, forse la questione non è altrettanto limpida con riguardo alle misure che possono essere prese nei confronti dei clienti i quali decidano di appoggiare le proteste: ci è stato infatti domandato cosa si rischi a sostenere concretamente i titolari delle attività, recandosi in bar e ristoranti per consumare sul posto e, in particolare, se le multe comminate ai clienti siano legittime.
Orbene, la lettera del DPCM 14 gennaio 2021, all’art. 2, c.4, lett. c, dispone che “resta consentita la sola ristorazione con consegna a domicilio […], nonché fino alle ore 22:00 la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze”. Quanto ai bar e, in generale, agli esercizi commerciali di vendita al dettaglio di bevande “l’asporto è consentito esclusivamente fino alle ore 18:00”; stando a quanto previsto, dunque, anche i clienti sono passibili di sanzione amministrativa, la quale, secondo il disposto dell’art. 4, comma 1 DL 19/2020, va dai 400 ai 3000 euro.
Avrebbero pertanto agito secondo il dettato normativo gli agenti che nei giorni scorsi hanno comminato svariate multe a titolari e clienti uniti per la protesta.
Resta peraltro da approfondire la questione relativa alla condotta (contra ius) dei ristoratori alla luce di un’interpretazione costituzionalmente orientata, che tenga conto del fondamentale diritto al lavoro di cui all’art. 4 della Costituzione.
Avv. Carlotta Fontana